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Gens vaga. Quando Cimbri e Teutoni fecero tremare Roma

Gens vaga. Quando Cimbri e Teutoni fecero tremare Roma

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Dettagli prodotto :

  • ISBN: 9788894218275
  • EDITORE: Aporema Edizioni
  • AUTORE: Luigi Mattioli
  • ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2017

Pagine 185 - copertina flessibile con risvolti.
Libro in ottime condizioni.

Dal retro copertina:
Gens Vaga è la suggestiva descrizione che Tito Livio, con solo due parole, fece dei Cimbri, popolo errabondo e avvolto nelle nebbie indefinite della leggenda. Cimbri e Teutoni, forse a causa di una serie di catastrofi naturali e comunque spinti dal desiderio di raggiungere una nuova terra promessa, partono dallo Jutland intorno al 120 a. C. Discendono il corso dell’Elba, vengono respinti dai Celti Boi, e nell’anno 113 giungono a contatto con i Romani, nell’attuale Austria. È l’inizio di una scorribanda che sconvolgerà l’Europa, fino a minacciare la potenza capitolina.
Non possiamo sapere cosa sarebbe successo se non fosse intervenuto Gaio Mario, homo novus, a prendere in mano le redini dell’esercito romano.
Resta il fatto che la guerra cimbrica è uno dei conflitti più pericolosi, e inspiegabilmente meno trattati, di tutta la storia di Roma.
Le parole dei grandi storici, da Plutarco a Mommsen, da Livio a Valgiglio, conferiscono a questa vicenda una connotazione epica, romantica, indimenticabile.
È una storia che non si può ridurre a quel breve cenno che compare sui libri di scuola, perché grandi sono i suoi protagonisti.
Parva nunc civitas, sed gloria ingens, ci ricorda Tacito: un popolo ora insignificante, ma ricco di gloria.

Dal risvolto di copertina:
Cimbri e Teutoni, ebbri di gloria, fanno a pezzi le legioni. Gettano le spoglie del nemico nei corsi d’acqua: corazze, armi, oro, argento, persino i cavalli e le loro falere. Gli uomini vengono impiccati agli alberi, in una sorta di rito sacrificale di massa che a noi fa raggelare il sangue, ma che per i Germani assume una valenza sacra, quasi una forma di preghiera.
Non ci sono buoni e cattivi, qui: solo due civiltà che sognano per se stesse scenari tra loro incompatibili: i Germani desiderano una nuova patria, quella che stanno cercando da due decenni; mentre i Romani, ora più che mai, capiscono che dal pieno controllo dell’Italia sub-alpina dipende la sicurezza della repubblica.
L’epopea dei Cimbri e dei Teutoni consegna ai posteri un unicum inestricabile, nel quale trovano pari dignità la narrazione dello storiografo, il fascino del mito, l’intuizione dell’archeologo e il lieve bisbiglio del vecchio che racconta le sue leggende ai giovani riuniti intorno al fuoco.

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