Giornale di bordo - di Vittorio Vidali
Giornale di bordo - di Vittorio Vidali
Esaurito
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EDITORE: Vangelista Editore - Milano
- AUTORE: Vittorio Vidali
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1977
Pagine 144 - copertina morbida.
Libro in buone condizioni con pagine un po’ scurite in particolare verso i bordi.
La madre, il padre, il pittoresco porticciolo di Muggia, il trasloco a Trieste sul carro di una cava di pietre trainato da due buoi: Vidali comincia a raccontare i saporosissimi e struggenti ricordi della sua infanzia. Una famiglia povera, fiera, laboriosa. Per il figlio perseguitato ed esule, i genitori moriranno ciascuno con un agente dell’OVRA accanto a cogliere con gli ultimi aneliti qualche indizio interessante, in una corsia d’ospedale.
Ardito rosso a Trieste mentre è ancora studente - e vengono in classe ad arrestarlo e a mettergli le manette - Vidali subisce in carcere, con i compagni, la prima tortura che ebbe eco clamorosa anche in Parlamento, e viene processato a porte chiuse. Per l’assalto di una squadraccia fascista, ad Alessandria, finisce all’ospedale mezzo massacrato. Poi la grande stagione spagnola: Missione Asturias è il diario di un momento cruciale della guerra civile, in cui a Carlos viene affidata una delicata e importante missione. Sfilano i maggiori protagonisti del momento, da Togliatti a Thorez, da Nenni a Vaillant-Couturier, Alvarez del Vayo, Pepe Diaz, Machado, Di Vittorio, Marty.
El Pocito: detto il terrore dei delinquenti, questo carcere messicano era il luogo dove anche i più resistenti erano costretti a parlare, o dove sparivano senza lasciar traccia. Imprigionatovi nel 1942, Vidali venne liberato dal pittore Siqueiros che intercedette presso il presidente della repubblica messicana.
Giornale di bordo, che dà il titolo al volume, è l’epistolario con la moglie Isabel, rimasta nel Messico, scritto durante la fortunosa traversata oceanica che riporta Vidali in Europa, via Murmansk. Un sogno realmente sognato conclude queste pagine: l’approdo a Muggia dopo una vita carica di lotte e di affanni. Appaiono e si dileguano le ombre care dell’infanzia. Un enigmatico fragore di festa o di allarme? - - interrompe la visione di intenso vitalismo e lirismo.
Vittorio Vidali è nato a Muggia (Trieste) il 27 settembre 1900.
A Trieste completa gli studi e partecipa alle lotte antifasciste, prima nelle file della Federazione
giovanile socialista, e dal 1921 in quelle del PCI.
Arrestato, torturato, processato, nuovamente aggredito e ferito, è costretto a espatriare, iniziando una vita di partecipazione alle lotte per il socialismo e la libertà in numerosi paesi. Dal 1934 al 1939 partecipa a tutta la guerra civile spagnola: è il leggendario Carlos, commissario politico e comandante del Quinto Reggimento, ferito a Madrid, mutilato. Costretto nuovamente a emigrare nel Messico, vi è sorpreso dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Dopo lo sbarco alleato in Sicilia nel luglio 1943, Vidali chiede insistentemente di poter raggiungere le zone liberate del suo Paese per partecipare alla guerra contro il nazifascismo, ma sarà l’ultimo italiano cui verrà permesso di rimpatriare, nel 1947: Non volevamo - come ammise un diplomatico degli Stati Uniti - che andasse a organizzare in Italia un altro Quinto Reggimento.
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