Gli anni del «Politecnico». Lettere 1945 - 1951
Gli anni del «Politecnico». Lettere 1945 - 1951
Scorte ridotte: ne restano 1
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EDITORE: Einaudi
- AUTORE: Elio Vittorini (A Cura Di Carlo Minoia)
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1977
Pagine 451 - copertina morbida.
Libro in buone condizioni.
Dal retro copertina:
Le edizioni Einaudi iniziano con questo volume la pubblicazione delle lettere di Elio Vittorini. L’arco di anni 1926-1966 che abbraccia l’attività vittoriniana (di creazione letteraria, di polemica critica, di traduzioni e scoperte, di iniziative editoriali, di battaglie politiche), il carattere dell’uomo che esplicava nel rapporto epistolare la più generosa comunicativa, la rete di corrispondenti italiani e stranieri, fanno di questa raccolta un documento di prim’ordine nella storia della cultura italiana del Novecento e una testimonianza insostituibile sulla personalità dello scrittore.
Dei tre volumi in cui è ordinato l’epistolario questo è il secondo: 1945- 1951. La sua pubblicazione cade in un momento in cui il suo tema centrale è tornato argomento di discussione e di confronto. Parliamo del periodico (prima settimanale, poi rivista) diretto da Vittorini «Il Politecnico», e della famosa polemica Vittorini-Togliatti.
Le lettere qui presentate partono dalla liberazione di Milano, al ristabilirsi delle comunicazioni nell’Italia devastata. Vittorini, uscito dalla clandestinità di militante del Partito comunista, riprende le fila dei rapporti letterari ed editoriali in vista del progetto del settimanale che sta elaborando. (Riprende anche i rapporti coi genitori e i fratelli nel sud, e questa del Vittorini familiare è una delle dimensioni inedite che l’epistolario apre).
L’opera di organizzazione culturale dell’Italia del dopoguerra, in un clima di povertà, di slanci di volontà, di tensioni intransigenti è ben documentata dall’epistolario, che segue Vittorini pure nella sua attenzione per quel che di nuovo affiora nella letteratura ancora da fare, per le voci dei giovani in fase di formazione. Sono anni anche fecondi per la produzione creativa dello scrittore siciliano: e pure questa parte del suo lavoro, sebbene egli fosse per carattere portato a parlare il meno possibile delle opere sue, viene seguito dalle lettere soprattutto a traduttori ed editori stranieri.
Di grande interesse autobiografico sono una serie di lettere a Hemingway, cui Vittorini racconta la sua vita con inatteso abbandono confidenziale. La folta corrispondenza con gli amici francesi, soprattutto Marguerite Duras e Dionys Mascolo, dà all’epistolario un vero e proprio carattere di diario d’idee e di vita quotidiana. È soprattutto attraverso queste lettere, oltre che negli appassionati carteggi con amici italiani come Vasco Pratolini, che il distacco di Vittorini dal Partito comunista di quegli anni viene seguito fase per fase. Il volume si chiude nel momento di massima distanza tra Vittorini e il Pc, con l’articolo «Le vie degli ex-comunisti» (del 1951, riportato in appendice) e le discussioni epistolari che ne seguono.
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