I briganti biellesi. Rapinatori, oziosi, disertori, ladri di strada ed altri malfattori di metà Ottocento
I briganti biellesi. Rapinatori, oziosi, disertori, ladri di strada ed altri malfattori di metà Ottocento
Esaurito
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EDITORE: Storia Ribelle - Biella
- AUTORE: Roberto Gremmo
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2008
1^ edizione.
Pagine 176 - copertina flessibile con risvolti (dorso un pochino scolorito).
Libro in più che buone condizioni (lievi tracce di polvere al bordo inferiore)
Negl’anni delle follie militariste che distrussero il Piemonte fra il 1848 ed il 1864 e fecero nascere il centralismo italiano, mentre Cavour ed i suoi accoliti promuovevano le peggiori avventure guerrafondaie, il Regno sabaudo non fu un’isola felice di pace e tranquillità ma si trovò infestato da agguerrite bande di briganti.
Nelle vallate biellesi s’avventurarono disertori, vagabondi e poco di buono che trovarono spesso rifugio ed aiuto da contadini e montanari; banditi di strada rapinarono i viaggiatori fra Occhieppo e Sordevolo, sulla Serra, fra Benna e Candelo, a Cerrione, Roppolo, Viverone, Chiavazza, Cossato, Roasio mentre molti emigrati d’origine biellese si trasformarono in delinquenti pronti a colpire in diversi paesi piemontesi.
A Biella città imperversò impunita la banda dei fratelli Catti e del giovane Gremmo detto Fastidi.
A Mosso, ignoti malfattori tentarono addirittura un’estorsione contro gli industriali Sella mentre bande di spregiudicati falsari fabbricarono soldi contraffatti fra Brusnengo e Valle San Nicolao.
Un’umanità deviante di ricettatori, ’grassatori’ pronti a tutto e donne di malaffare visse ai margini del Piemonte perbene.
Sulla scorta di un’inedita documentazione d’archivio, questo studio controcorrente prova la falsità della retorica patriottarda e risorgimentalista che ha sempre colpevolmente occultato la realtà scomoda di una società piemontese ottocentesca scossa da profondi ed insanabili contrasti umani e sociali.
Viene anche rivisitata la sconcertante vicenda del soldato Carlo Antonio Gastaldi di Graglia spedito in Puglia a combattere il brigantaggio legittimista che disertò e si unì alla banda del famoso Sergente Romano ma dopo la morte del suo capo si trasformò in implacabile accusatore delle iniquità de’ briganti, tradendo quei patrioti della libertà del Mezzogiorno.
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