I paradisi artificiali - di Charles Baudelaire

• ISBN: 9788840369327
• EDITORE: Fratelli Melita Editori
  
• AUTORE: Charles Baudelaire
• ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1992
• COLLANA: I capolavori della letteratura

Pag. 189 - Copertina rigida.
Libro in ottime condizioni.

Dal retro copertina:
Pubblicata nel 1861, I Paradisi artificiali è opera in cui l’Autore emerge non solo nella sua genialità letteraria e stilistica, ma anche nella incomparabile e attualissima sua capacità di acuta penetrazione psicologica, di rigore di osservazione e interpretazione delle più varie esperienze.

Dalla Nota Introduttiva:
Il lettore italiano, oltre a quella riproposta nella presente edizione, non dispone di molte traduzioni de I paradisi artificiali.
L’interesse ciclico che suscita nel tempo questo libro, considerato non a torto minore rispetto al corpus dell’opera di Baudelaire, induce ad una breve riflessione. Baudelaire pubblicò il libro nel 1861, mettendo insieme degli scritti a dire il vero non particolarmente omogenei: esso consta di tre parti, ben differenti per tono, impostazione e livello all’occhio di chi legge con attenzione e conosce soprattutto Baudelaire come poeta, non come prosatore.
Col gusto d’un trattatista del secolo dei lumi, il poeta de I fiori del male si impegna qui, nella prima parte (il poema dell’ hashish) ad analizzare il problema dell’uso della droga sotto i più diversi aspetti - fisico, psichico e morale - non senza dare una prova della freschezza ed eleganza del suo stile.
La seconda parte (Il masticatore d’oppio) è una compilazione artistica, cioè una traduzione, rivisitata e commentata, per brani, del libro di Thomas De Quincey Confessioni d’un mangiatore d’oppio. Qui l’opera di Baudelaire sembra superare l’originale per lo splendore espressivo ed in particolare, come ebbe ad osservare Jean Prévost, per gli ampi svolgimenti ritmici che sottolineano l’andamento del pensiero. Ed è proprio su questo, sull’evidente sviluppo (più retorico che logico e conseguente alla traduzione / interpretazione delle Confessioni di De Quincey) di talune intuizioni baudeleriane che sembra opportuno richiamare l’attenzione del lettore.
La terza parte (Del vino e dell’hashish comparati come mezzi di moltiplicazione della individualità) è certo meno organica e compiuta, manca di sistematicità rispetto alle precedenti, ma non per questo è priva di originalità, sia nella forma, sia nel contenuto.
G.B. Roberto Figari