Il colle di San Giusto - di Laura Ruaro Loseri - Electa Editrice
Il colle di San Giusto - di Laura Ruaro Loseri - Electa Editrice
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- EDITORE: Electa Editrice
- AUTORE: Laura Ruaro Loseri
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: no data - anno 1975 circa
Copertina morbida con piega al piatto nell’angolo in alto a destra.
Libro in buone condizioni (piccolo adesivi Ass. Nazionale Alpini nella prima pagina dopo la copertina).
Introduzione storica:
Il colle di S. Giusto, inalzato dalla natura a dominare l’estremo golfo adriatico, accolse sicuramente un centro abitato sin da tempi remoti che, perdendosi nella preistoria e nel mito, tramandarono solo il pallido ricordo di un fondatore eponimo e quello del passaggio degli Argonauti nel quale si può scorgere l’importanza che sin da allora aveva il nostro golfo nei commerci mediterranei e transalpini. La vetta fu certo sede di uno di quei « Castellieri » distribuiti numerosi sulle colline dell’Istria e fino agli Euganei dagli ultimi decenni dell’età del bronzo lungo tutta l’età del ferro.
Con la venuta di Roma nella regione una prima data, il 178 a.C., pone nella storia delle genti il nome della nostra città, limitata allora ad un colle: il colle di S. Giusto. Da quei tempi la sua sommità accolse le opere monumentali che le generazioni vi eressero. Le costruzioni romane si distesero maestosamente su quelle più antiche, l’evo medio s’affaticò nel costruire opere di difesa su quelle già esistenti e si sviluppò, quasi creatura viva, il Tempio della devozione cristiana. L’amore dei cittadini per il colle crebbe col susseguirsi dei secoli: Trieste tutta, o meglio i ricordi della Trieste di tutti i tempi sono lì: nella Cattedrale, nelle lapidi e negli altri monumenti.
Alla fine del Settecento la città iniziò il rapido sviluppo che la portò ad uscire dalla cerchia murata: nuovi interessi e nuove necessità chiamarono gli abitanti ad occupare altre zone. La sommità del colle rimase però sempre il centro spirituale cittadino; i suoi monumenti divennero simboli di un passato che affidava ai posteri la conquistata dignità di vita civile.
La sistemazione urbanistica degli anni trenta, attuata secondo il progetto dell’ing. Vittorio Privileggi, liberò la sommità del colle dalle sovrastrutture che le necessità della vita di ogni giorno vi avevano posto e gli dette la sua austera bellezza. Peccato che l’aver affrettato allora i tempi di attuazione dei lavori ha impedito una più attenta indagine dei resti romani che l’attuale via Capitolina copre e che avrebbero potuto forse essere risolutivi per la comprensione della Tergeste romana.
Sovrastato dalla mole del castello il declivio rivolto a nord, che con la scala dei Giganti e la via Capitolina offre il più agevole degli accessi moderni al colle, ospita il parco della Rimembranza, testimonio della memore riconoscenza cittadina ai caduti per il comune ideale d’amor patrio: ogni pino un nome, ogni lapide un fatto di gloria e di fede.
Sopra la curva della via: il bronzeo monumento ai caduti della guerra 1915-18, opera di Attilio Selva, chiude questo ambiente maestoso.
S’aprono qui di seguito la platea del foro ed il piazzale segnato dalla colonna con l’alabarda e dall’ara alla III Armata (arch. Carlo Polli) che qui, nel novembre del 1918, consacrò le armi della Grande Guerra.
Lo scenario è conchiuso dal campanile; esso è il simbolo della fede, delle lotte, della libertà di Trieste. Quante volte dalla torre suonò a festa il campanone e quanto chiamò a raccolta i suoi devoti; ma quante altre pianse con i cittadini sulle tristi sorti della patria! Sulla facciata del campanile fu murata la lapide con il
« Bollettino della Vittoria», espressione di un destino felicemente concluso.
Infine la Cattedrale: libro aperto della storia di Trieste di ieri e di oggi, monumento della sua fede.
Il museo lapidario ed eloquenti epigrafi completano questa maestosa raccolta di storie modeste e grandi, tutte palpitanti del ricordo di gesta intensamente sentite e nobilmente vissute.
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