Il finimondo - Rizzoli - 1967
Il finimondo - Rizzoli - 1967
Scorte ridotte: ne restano 1
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EDITORE: Rizzoli
- AUTORE: Piero Sanavio
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1967
- COLLANA: Narratori Moderni
Libro nuovo ancora sigillato.
Copertina rigida.
Sanavio, veneto in fuga per il mondo, sottilmente esperto di tutte le più vivaci proposte della letteratura attuale, si ripresenta qui, dopo il successo del suo romanzo La Maison-Dieu con un’opera inquieta e composita, simile a un mosaico le cui tessere siano state buttate all’aria e in parte distrutte, e che pure significhi ancora qualche cosa attraverso frammenti di figure psicologiche intensissime e di linee narrative che non rifiutano le suggestioni dell’intreccio e della suspense, mentre permangono come in ombra tensioni etiche e storiche. Questi frammenti risultano sparsi in uno spazio che va dal nostro presente a un passato (o futuro?) remotissimo, includendo la storia recente, specie del periodo intorno al fascismo e all’ultima guerra, e che coinvolge tanto la Milano del neo capitalismo o una campagna padovana ostinatamente selvatica e ruzantesca, quanto Cambridge o Parigi o luoghi senza nome (eppure oscuramente familiari) dove irrompe, come da un mazzo di carte, il «cavaliere» con il suo seguito. Ma appunto in questo spazio curvo tutto diventa possibile e insieme impossibile tutto risulta divelto dal suo contesto eppure inserito in un quadro di rimandi e di legami che brillano di evidenza per un istante e subito dopo si sfanno nel dubbio e nell’ambiguità.
Ogni personaggio, dallo zio Aldo a Bruno a Ottone alla zia Elsa a Rossana alla folla degli altri di maggiore o minore rilievo, può raccontare di sé in prima persona, confondersi con un io narrante che si dà come protagonista, ripresentarsi nell’infinito rifrangersi delle prospettive altrui, apparire soltanto come «tema» di un sogno, o di una misteriosa prova, cui sembra venire sottoposto il cavaliere. Lo stesso accade per gli «stili» in cui le varie favole si esprimono intersecandosi: accanto al ricupero dialettale il parlato neutro delle relazioni o delle sceneggiature, accanto a pagine di tagliente realismo altre effervescenti di immagini e di metafore.
Borges e certi sorprendenti exploits della fantascienza d’avanguardia sono alcuni dei riferimenti cui Il finimondo invita. C’è in quest’opera il segno di una originalità che non ha bisogno di stimoli per manifestarsi.
Andrea Zanzotto
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