Il pilota di ferro. Le memorie del piu' temuto asso degli Stuka
Il pilota di ferro. Le memorie del piu' temuto asso degli Stuka
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Dettagli prodotto :
- EDITORE: Editoriale Domus
- AUTORE: Hans Ulrich Rudel
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2006
- COLLANA: Virtual Travel
Pagine 282 - copertina morbida con risvolti.
Libro in più che buone condizioni.
Non troverete Hans Ulrich Rudel nelle classifiche dei maggiori assi tedeschi della Seconda guerra mondiale: in 2.530 missioni non ha abbattuto neppure un aereo. Però ha fatto saltare in aria oltre 500 carri armati sovietici, è stato abbattuto una trentina di volte, ha perso una gamba (portata via da una granata durante un attacco) e ha comunque continuato a volare e combattere per tutta la durata del conflitto, diventando così un esempio di coraggio e di resistenza fisica alle avversità.
Rudel nasce il 2 luglio 1916 a Seiferdau, nella Slesia, da una famiglia severa che lo educa al rispetto delle virtù belliche e all’obbedienza alle regole. Bambino apparentemente fragile e insicuro, a dodici anni rimane profondamente colpito dal racconto delle due sorelle che avevano assistito a una manifestazione aerea, tanto da decidere di diventare aviatore a qualunque costo. I suoi studi classici danno esiti alterni, ma con l’esercizio fisico cresce anche la sua audacia, fino a manifestare una radicata passione per le attività pericolose, tipo saltare dai trampolini con la moto. Nel 1936 entra in aeronautica grazie a un concorso e viene inviato alla scuola di guerra aerea di Wilpark-Werder e poi a quella di volo di Werdere. Inizialmente deluso per l’assegnazione agli Stuka come ricognitore, nel 1941, con l’inizio dell’Operazione Barbarossa, comincia la sua carriera di bombardiere in picchiata: tra incidenti di volo, avventure e missioni al limite, diventa l’incubo delle truppe corazzate russe. Non lo fermano le malattie, né i tentativi dello Stato maggiore di dargli incarichi più quieti: studia le caratteristiche dei carri sovietici e mette a punto tecniche per attaccarli usando gli JU 87 riequipaggiati con cannoni da 37 mm.
Rudel porta il suo squadrone di cannoniere volanti contro i T 34 russi fino all’ultimo giorno di guerra. Si consegna agli alleati tirando un pugno in faccia a un soldato americano che tentava di strappargli le decorazioni dalla divisa. Dopo la guerra si trasferisce in Argentina e tornerà in patria, a Rosenheim, solo per morirvi, il 18 dicembre 1982.
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