La cosa e altri racconti - di Alberto Moravia

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• EDITORE: Bompiani
  
• AUTORE: Alberto Moravia
• ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1983

1^ edizione ottobre 1983.
Pagine 264 - copertina rigida con sovraccoperta.
Libro in buone condizioni (pagine un pochino scurite).

Sono racconti di apparizioni e sparizioni, di presenze e assenze, come se il narratore andasse inseguendo sul teatro della propria fantasia fantasmi di cui volutamente evita scoprire le fattezze, l’origine, il nome. Lo stile di Moravia, anche qui, resta il suo: tagliente, aspro, intriso del fondo limaccioso del quotidiano, e poi subito traslato, quel fondo, dentro la luminosità bianca della logica chiarezza. Eppure, l’alone in cui queste vicende si svolgono sembra animato da un sentimento nuovo, finanche sconosciuto al narratore di Inverno di malato, di Delitto al circolo del tennis, de L’architetto, dei tantissimi Racconti romani, o di Boh.
La realtà rugosa, ingrata, su cui l’occhio di Moravia ha condotto ostinata indagine da sempre, e che da sempre, nelle sue parole, ha trovato un modo inconsueto d’essere investita dal vento della poesia; in questi nuovi racconti e penso in specie a La cosa, a Al dio ignoto, a Il segno dell’operazione, a Tuono rivelatore, a La donna nella casa del doganiere, quella ingrata realtà sembra osservata da uno sguardo trasognato, e vissuta attraverso un sentimento di distacco e lontananza per cui il suo spessore appare simile a un precipitato di cristalli. Se per i racconti al femminile, i racconti moraviani degli anni Settanta e che costituiscono il laboratorio de La vita interiore si poteva parlare, e lo si è fatto, di uno stilismo iperrealista, questi nuovi racconti, in gran parte posteriori a 1934, colgono il segno liberi da qualsiasi formulario. Spesso sono favole erotiche: il bene, il male, il destino, la paura, l’estasi vi prendono colori di malia, o hanno bisogno, per calarsi nell’esistenza, di suffragi apertamente poetici (la splendida citazione da Baudelaire ne La cosa, ad esempio). Ma della favola mantengono il respiro, il fiato remoto, per cui la vicenda, l’intrigo, paiono discendere da un’antica e sconosciuta tradizione di memorie.
Libro bellissimo, e nuovo, La cosa conferma le qualità di uno dei massimi narratori del Novecento italiano. Qualità che non sono soltanto di realizzazione e plasticità, di conoscenza e percezione di quel puro mistero che è il cuore dell’uomo: ma qualità anche di inconsueta evocazione. L’eros, in queste pagine, diventa motivo di sofferta e anche religiosa riflessione, di dialettica fra passione e ragione.
Enzo Siciliano