Lucrezia Borgia. La perfida innocente
Lucrezia Borgia. La perfida innocente
Esaurito
- ISBN: 9788804377900
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EDITORE: Mondadori
- AUTORE: Geneviève Chastenet
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1995
- COLLANA: Le Scie
1^ edizione aprile 1995.
Pagine 376 - con 8 pagine di fotografie in bianco e nero fuori testo.
Copertina rigida con sovraccoperta.
Libro in buone condizioni (macchiolina nera al bordo superiore).
Nella storia del Rinascimento italiano campeggia un’immagine femminile circondata da un alone sulfureo: quella di Lucrezia Borgia. Amata, in vita, da artisti e poeti per la sua bellezza leggera e luminosa e per il suo spirito vivace, rispettata dai sudditi per le doti di amministratrice e diplomatica, addirittura venerata negli ultimi anni per la grande pietà (era terziaria francescana), la sua figura è stata caricata di accuse infamanti da una storiografia di parte che l’ha descritta per secoli come avvelenatrice e libertina, sospettata di incesto col padre e col fratello.
E pur vero che suo padre era quel papa Alessandro VI, simbolo vivente del Rinascimento nei suoi aspetti migliori e peggiori: colto, sensuale, politico abile e senza scrupoli, promosse leghe internazionali a favore dello Stato della Chiesa e della propria famiglia, scomunicò Savonarola che lo accusava di simonia, ebbe amanti e figli riconosciuti, e la corte più fastosa del suo tempo. E suo fratello era quel Cesare Borgia detto il Valentino che per Machiavelli divenne il modello del principe, capace di sacrificare qualsiasi principio morale alla solidità del potere.
Lucrezia di questo mondo fu, però, più vittima che protagonista. Per motivi dinastici, il padre e il fratello la costrinsero a divorziare dal primo marito, fecero pugnalare l’amante dal quale aveva avuto un figlio e le uccisero sotto gli occhi il secondo marito. Sposata infine ad Alfonso I d’Este, signore di Ferrara, gli diede sette eredi e morì di parto a trentanove anni.
Sullo sfondo cupo di queste tragedie, Geneviève Chastenet delinea con precisione e con grazia la personalità di Lucrezia: una giovane donna piena di vita, che dovette a sue spese imparare, fin dai primi anni, come il suo destino fosse nelle mani degli altri; una sovrana che molto raramente poté fare le proprie scelte e che non si ribellò mai, diventando docile strumento della politica altrui, ma seppe anche trarre il meglio dal presente, riservando per sè - e con quanta intensità - la sfera degli affetti e del bello. «Non bisogna darsi pena dell’indomani» diceva «nè soffermarsi troppo sul lato triste delle cose; e del passato, conservare soltanto il gusto migliore che ce ne lascia».
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