L'ultima strega. La fattucchiera canavesana uccisa in Valsusa nel 1946
L'ultima strega. La fattucchiera canavesana uccisa in Valsusa nel 1946
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Dettagli prodotto :
- EDITORE: Storia Ribelle - Biella
- AUTORE: Roberto Gremmo
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2006
1^ edizione.
Pagine 168 - copertina flessibile con risvolti.
Libro NUOVO.
II 6 dicembre 1946, avvertiti telefonicamente, i Carabinieri di Oulx scoprirono nascosto in mezzo ad un bosco il corpo senza vita di tale Teresa M. che fin dal loro primo rapporto definirono "fattucchiera". Causa del decesso profonde ferite di arma da taglio al capo della sfortunata, provocate da violenti colpi di scure.
Subito si autoaccusò del delitto una povera valligiana, tale Silvia S. che sostenne di averla uccisa quattro giorni prima, di notte, in casa sua dove l'ospitava da qualche tempo, nel corso di una violenta colluttazione, agendo sotto l'impulso incontrollabile di una misteriosa, malefica ed arcana "tentazione diabolica".
L'inchiesta appurò che l'anziana Teresa saliva in Val Susa dal Canavese per raccogliere erbe medicinali ma al contempo praticava in casa di Silvia misteriosi riti noti a lei sola: curava con impiastri che applicava sul cuore e sul ventre, tracciava sui malati segni di croce "con un suo speciale arnese" pronunciando formule incomprensibili, somministrava decotti, assicurando che "un diavolo caccia l'altro", invitando i montanari a credere soltanto in lei.
Convinta dei suoi poteri, Silvia le aveva affidato il figlio infermo certa che i malori fossero causati dalla presenza in casa propria di "spiriti che la travagliavano". Constatando però che il giovane peggiorava sempre di più, s'era convinta che per salvarlo era necessario eliminare la Marchino, "perché temeva che facesse più del male che del bene al proprio figlio". Spinta da un impulso irrefrenabile, le ruppe il capo colpendola ripetutamente con l'accetta e ne nascose il corpo.
Rinchiusa in carcere, Silvia chiese insistentemente l'aiuto della Chiesa perché sempre convinta di avere gli Spiriti maligni in corpo e non ebbe pace finché il cappellano del carcere di Torino, benedendola, allontanò il demonio che la possedeva e si manifestava come un corpo estraneo "che stava in gola e non riusciva a mandare in su e in giù".
Processata dalla Corte d'Assise di Torino, il 18 gennaio 1949 la povera contadina Silvia S. venne condannata a 9 anni e 6 mesi di reclusione che scontò in gran parte in casa di cura. Mori nel 1953.
I giornali dell'epoca dettero ampio risalto al processo dell' "assassina della maga", dell' "ossessa posseduta dal demonio e riportarono il suo sconvolgente racconto della notte del delitto, quando "Nel fuoco delle erbe si udirono i gemiti dei bimbi".
Nella sentenza, i Giudici certificarono a tutte lettere che la vittima era "dedita alle pratiche di medicastra fattucchiera".
L'ultima strega.
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