Ricordati Gualeguaychù - di Susanna Agnelli

• EDITORE: Mondadori
  
• AUTORE: Susanna Agnelli
• ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1982

1^ edizione.
Pagine 187 - copertina rigida con sovraccoperta (piccolo strappo di circa 3 millimetri al retro nell’angolo in alto a destra).
Libro in più che buone condizioni.

Ultima in ordine cronologico (ma non in slancio passionale, e, soprattutto, in doti di humour) Susanna Agnelli si è innamorata di Giuseppe Garibaldi. Si tratta, in fondo, di amore a prima vista; perché il balzo col quale i banchi del liceo sono scavalcati è tale che nessuno dei ricordi di scuola sopravvive alla novità e alla scoperta. Garibaldi è in questo libro (un album di lettere immaginarie) l’uomo che, prima o poi, ogni donna ha sognato o sogna d’incontrare in un dato momento della vita, quando meno se l’aspetta: eccolo là, l’uomo dei nostri sogni, pieno di tutte le contraddizioni che amiamo, fatto di colpe o solo fatali o solo magnanime, capace di sollevarci nella mischia e trascinarci dove ogni istinto di vita è glorioso e ogni nostra ribellione giusta. Che questi eroi a cavallo esistano, è una soddisfazione che la Storia, con Garibaldi, ha voluto regalarci; e che non esistano più, o che il loro splendore sia offuscato dagli stessi torti del maschio che va a piedi, è il sospetto che cade da queste lettere di donne deluse, tese come braccia ad afferrare un fantasma. Neanche Garibaldi?
Un sottile femminismo consiglia di leggere queste lettere come una storia d’amore (dimenticando che esse viaggiano nel vagone di un convoglio storico) lievitata da uno spirito che, più che femminista, è gaiamente misogino; chi viene ultima, in fondo alla galleria di cuori romantici di quell’homme à femmes che fu Garibaldi, può permettersi di amare la totalità del maschio senza pretendere, come le altre, di volerlo a tutti i costi diverso, con la riga in mezzo al posto dell’onda che casca come vien viene. Ma la vera ambiguità è un’altra. A eccitare l’amore è qui la guerra, il piacere, l’atmosfera, l’ aria della guerra; e non è strano che il vero Garibaldi di questo libro sia il corrusco soldato sudamericano molto più che il generale europeo in gemellaggio col menagramo Mazzini (il giorno e la notte, il sole e l’ombra, ecc.; la Storia è un’endiadi). È in Sudamerica che si compie il trionfo di Venere e Marte, e in questo trionfo c’è forse poco di Garibaldi e molto, moltissimo di Susanna Agnelli, per la quale l’amore non è mai se stesso se non fa fuoco e fiamme e non nasce dall’antagonismo, e non lascia, dietro di sé, morti e feriti: non Afrodite ma Atena, non Armida ma Clorinda. In fondo, queste lettere raggiungono l’eroe, puntualmente, una frazione di tempo dopo la sua partenza, quando il letto è vuoto. Dell’uomo (dell’eroe, del maschio) si sente l’odore, il sudore, il respiro ansimante, ma soprattutto se ne vede l’orma rimasta sul giaciglio di paglia dove il corpo si era lasciato cadere vittima della stanchezza, del sonno, del sangue; quell’istante di riposo in cui l’amore (l’Amore) si azzuffa non meno cruento e selvaggio della battaglia tra uomini che sta già cominciando, nel silenzio dell’alba rotto dai primi spari.