Storia Ribelle n. 53 - Guardie Rosse sotto la Mole. La speranza rivoluzionaria nell’occupazione delle fabbriche torinesi del 1920
Storia Ribelle n. 53 - Guardie Rosse sotto la Mole. La speranza rivoluzionaria nell’occupazione delle fabbriche torinesi del 1920
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Dettagli prodotto :
- EDITORE: Storia Ribelle - Biella
- AUTORE: Roberto Gremmo
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020
- COLLANA: Storia Ribelle - n. 53
Rivista quadrimestrale; rassegna di studi, ricerche e memorie.
Pagine 96 - copertina morbida con sovraccoperta.
Rivista nuova.
Dal retro copertina:
Nel 1920 gli operai torinesi volevano fare la rivoluzione bolscevica in Italia e si armarono, convinti che il ’momento buono’ fosse arrivato.
Avanguardia più determinata e cosciente dell’intero proletariato d’Italia avevano già osato scendere in piazza e ribellarsi contro la guerra, unici in tutto il Paese, nell’estate del 1917 ed erano davvero pronti a tutto.
L’autunno caldo del 1920 è stato ricordato e celebrato come quello della grande paura borghese, il mese della grande illusione o il tempo d’una rivoluzione mancata ma la storia delle Guardie Rosse che presidiarono in armi le fabbriche occupate non è mai stata scritta davvero.
Dell’occupazione torinese delle officine si è sempre enfatizzata la gestione diretta della produzione, considerata dagli operaisti una sorta di significativo ’contropotere’ ma bollata come ingenuo arroccamento economicista dal lucidissimo Bordiga.
Il confronto storiografico è rimasto circoscritto al valore da attribuire ai Consigli di fabbrica ma poco o nulla s’è detto della componente armata, militarizzata se non proprio militare di quella lotta che coinvolgeva molte migliaia di operai metallurgici e rappresentò il momento di maggior tensione e di consapevolezza rivoluzionaria del primo Dopoguerra italiano.
Il proletariato torinese, o almeno la sua avanguardia, aveva in testa ben altra idea che quella della produzione da realizzare nelle officine occupate.
Lo dimostrano i verbali di dibattimento e le sentenze dei numerosi vendicativi processi, celebrati nei mesi successivi all’occupazione torinese contro i militanti che maggiormente s’erano distinti nella lotta; fonte documentaria credibile, preziosa ed inconfutabile, purtroppo non utilizzata dall’intera storiografia ufficiale e tanto meno da quella militante e su cui si basa invece questo studio.
Le numerose inchieste giudiziarie provano che nelle officine torinesi si andò allora ben oltre la semplice organizzazione consiliare ma ci si preparava per lo scontro armato. Col fucile sulle spalle degli operai.
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