Vajont. Ottobre 1963 - Cierre Edizioni
Vajont. Ottobre 1963 - Cierre Edizioni
Scorte ridotte: ne restano 1
- ISBN: 9788883142741
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EDITORE: Cierre Edizioni
- AUTORE: Bruno Pittarello
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2004
Pagine 85 - fotografie in bianco e nero.
Copertina rigida con lievi segni d’uso e dorso un pochino scurito.
Libro in più che buone condizioni.
Prefazione di Toni Sirena:
In quanti modi si può raccontare il Vajont, ammesso che lo si possa raccontare? Come si può dire il grumo di orrore, di lutti, di morte, di ingiustizia? Prima un lungo silenzio, annichilito dall’enormità del fatto. Poi la stura al racconto, quasi una catarsi. Quanti Vajont esistono? L’ansia di recuperare la memoria si è trasformata in urgenza di raccontare. Lo si è fatto con i registri dell’inchiesta, del monologo, della testimonianza, del verbale, della sentenza, della cronaca, della trattazione scientifica, della relazione burocratica, della poesia, dell’iconografia. Saluti da Longarone. Abbiamo detto, abbiamo fatto. lo ero qui, lui era lì. Lampo, nube, tuono. Il vento, l’acqua, il rombo. Come mille vagoni impazziti. L’alba livida. Gli elicotteri. Gli alpini. Il silenzio. La cronaca, il ricordo. Memorie frantumate, disperse, come i duemila morti. Frammenti di
memoria, che non costruiscono però un quadro unitario.
Per questo c’è voluto il teatro, c’è voluto il cinema, la poesia. II Vajont ha avuto, in parte e tardi, un suo risarcimento solo così.....
Per questo il racconto del Vajont non può che essere un racconto al condizionale. Un condizionale subordinato. Raccontane il Vajont è avere, sempre, come orizzonte di riferimento, ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Ciò che sarebbe potuta diventare Longarone, e con Longarone le 1911 vite, una ad una, spezzate. Quel vecchio, quella donna, quel bambino, quale destino avrebbero avuto, quale vita, quali gioie, quali dolori, se non ci fosse stato il Vajont? Un orizzonte, un destino inespresso, ma sempre, in tutti i racconti, concretamente, dolorosamente, presenti.
Per Pittarello il raccontare è un’attività legata al sacro. Non alla cronaca, appunto, ma alla poesia...
Pittarello fa parlare i poveri morti, ma anche gli uomini della diga, i padroni della luce, le voci che hanno cercato di fermare il Vajont. Quello di Pittarello è come un romanzo polifonico. Parlano i protagonisti, e magari si pentono. C’è senso di ineluttabile, nel “costruirsi” del Vajont. Ineluttabile perché è successo. Perché è andata così.
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