Bugella Civitas. Storia di vita urbana
Bugella Civitas. Storia di vita urbana
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EDITORE: Ramella - Tipografi Editori In Biella E Cassa Di Risparmio Di Biella
- AUTORE: Carlo Caselli - Epifanio Pozzato
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1984
Pagine 206 - con moltissimi disegni in bianco e nero ed a colori di Epifanio Pozzato.
Copertina rigida in tela con sovraccoperta.
Libro in più che buone condizioni.
Bugella Civitas è il titolo della pianta prospettica di Biella che il geografo Giovanni Tommaso Borgonio disegnò nel 1668. Riprendendo quel titolo e rifacendosi al disegno stesso del Borgonio, gli autori di questo libro, Carlo Caselli ed Epifanio Pozzato, hanno compilato una storia di vita urbana che la Cassa di Risparmio di Biella è lieta di presentare nel 125 anniversario della sua fondazione.
La Cassa di Risparmio cominciò a funzionare il 16 novembre 1856, un anno decisivo per gli sviluppi di Biella come emerge da questo studio. Da quel momento la vita urbana mutò infatti radicalmente i suoi aspetti. L’apertura dell’Istituto fu contemporanea ad avvenimenti di grande rilievo e fra gli altri l’avvio della ferrovia per Santhià che inseriva Biella nella rete ferroviaria degli stati settentrionali della Penisola, la collegava coi porti del Mar Ligure e dell’alto Adriatico, la proiettava nella realtà del Paese cinque anni prima di quel 1861 in cui si compì l’unità d’Italia.
Non fu una casuale coincidenza l’apertura della Cassa di Risparmio e l’inizio, per Biella, della realtà ferroviaria. Il vescovo Giovanni Pietro Losana, promotore della Cassa, intuiva da anni che i tempi stavano mutando a ritmi vertiginosi e si batteva instancabilmente per l’attuazione di un progetto filantropico ed economico al tempo stesso che inserisse nella vita cittadina un istituto atto ad avviare finalmente il sistema del credito. Finalmente, perchè prima di allora la città si era sviluppata lentamente e molti sforzi, molto ingegno e una prorompente vitalità erano rimasti almeno in parte frustrati dalla mancata disponibilità di risorse. Quando, nel 1856, mons. Losana potè tradurre in realtà operativa il suo progetto, Biella si trovò a una svolta. Cominciò in quell’anno il decollo proprio perché al fischio del treno e all’annuncio di tante innovazioni tecnologiche si accompagnò un modo nuovo di intendere l’economia: un modo che, per un verso, incoraggiava e al tempo stesso garantiva quel risparmio al quale la popolazione era naturalmente inclinata e, per l’altro verso, offriva disponibilità di finanziamenti a una struttura produttiva che premeva in funzione della crescita: il tutto nella prospettiva di sussidiare le istituzioni benefiche
e le iniziative biellesi con la destinazione ad esse degli equi margini di utile della Cassa. E tuttavia a tergo di questa svolta, che segna a Biella l’inizio dell’era industriale intesa in senso moderno, c’è una stratificazione urbana che è frutto di secolari esperienze attraverso le quali, insieme al carattere degli abitanti, si è messa a punto la città.
Questo libro non racconta vicende di uomini. Si sofferma invece sugli aspetti della città. Dove c’è una piazza, una casa, una strada, una chiesa gli autori si sono chiesti: che cosa c’era prima? Partendo dalla memoria del volto di Biella lasciataci dal Borgonio, Carlo Caselli ed Epifanio Pozzato sono giunti fino ai nostri giorni raccontando e illustrando gli sviluppi della città. Il disegno del Borgonio è stato decifrato minuziosamente. Aggirandosi dentro le mura della Biella del Seicento, nelle sue vie, scoprendone le attività, cogliendone gli aspetti sociali, contandone le case, le botteghe, le chiese, i conventi, gli ospedali, studiandone i sistemi di vita, gli autori hanno dovuto necessariamente fare dei passi indietro. La città del Borgonio si rifaceva in gran parte a quella del basso Medio Evo ed anche questa epoca meritava di essere esaminata attraverso le sue strutture: dalle mura alle porte, dagli acquedotti al sistema viario per finire alle cause che avevano fatto dell’attuale piazza Duomo il polo attorno a cui si sviluppò il Piano e della collina del Piazzo il luogo in cui prese ad insediarsi la classe egemone dando inizio alla secolare contesa nel corso della quale i nuovi ceti sociali presero coscienza delle loro funzioni.
Condotta in modo lineare, saldata ai grandi fatti italiani ed europei - soprattutto a quelli del XVII e del XVIII secolo - questa storia di Biella ordina la materia secondo uno schema dal quale emerge che niente è nato per caso: dalla casa alla piazza, dalla chiesa alla scuola, dal negozio alla fabbrica, ogni struttura ha una sua storia, un innesto preciso nel tessuto urbano della città, una metamorfosi che si accompagna alle vicende stesse dell’uomo. E sarà interessante notare come e perchè una chiesa sia diventata ospedale, un convento si sia trasformato in scuola, una cinta muraria sia venuta meno alla sua funzione. Ma a tergo di queste incessanti trasformazioni apparirà soprattutto uno scenario di sforzi immensi, di sacrifici inenarrabili, di risultati conseguiti a prezzo di fatiche che hanno coinvolto intere generazioni. E come per ogni studio storico, anche a contatto di questo libro ci dobbiamo chiedere in che misura il risultato di questi sforzi debba essere salvato. Noi infatti non siamo responsabili soltanto delle nostre azioni, delle nostre attività e del patrimonio di risorse che ne deriva, ma anche del patrimonio lasciatoci dai nostri padri. Il voto che ci accomuna nel 125° compleanno della istituzione fondata da Giovanni Pietro Losana si lega dunque al passato non meno che al futuro: esso si riassume nell’impegno a non sprecare risorse perchè una simile dispersione travolgerebbe anche una eredità generazionale che abbiamo il dovere di conservare e trasmettere.
Francesco Vasino - Vice Presidente della Cassa di Risparmio di Biella
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