Fassin-e ’d sabia. Prose piemonteise

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• EDITORE: Centro Studi Piemontesi - Torino
  
• AUTORE: Arrigo Frusta (a Cura Di Gianrenzo P. Clivio)
• ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1969
• COLLANA: Collana di letteratura piemontese moderna

Pagine 110 - copertina morbida (piccola abrasione al piatto al centro).
Libro in più che buone condizioni ma con molte pagine ancora da separare con un tagliacarte.

Dall’introduzione:
Gli scritti di Arrigo Frusta che qui si ristampano apparvero a varie puntate dal 1952 al 1955 sulla rivista Ij Brandé diretta da Pinin Pacòt.
Di Arrigo Frusta (il cui nome anagrafico era Augusto Ferraris), morto novantenne nel 1965, si dovrà dire in primo luogo che egli fu piemontese non soltanto per nascita, ma anche per accanito compiacimento, nel senso che ogni sua predilezione si collocava senza incertezze nelle cose piemontesi e, anzi, salve poche eccezioni, tra Po e Dora. Nel suo modo di sentire e di agire il Frusta fu essenzialmente un gentiluomo dell’Ottocento, legato ad una scala di valori sempre meno accettata nel nostro secolo, ma che egli non pensava neppure di mettere in discussione. Ma non fu affatto un ingenuo, incapace di rendersi conto del cambiare della vita: al contrario, se ne rendeva conto, ne comprendeva le ragioni, e si rifiutava tranquillamente di mutare le proprie posizioni, contentandosi di render nota la sua disapprovazione con le Fassin-e ’d sabia (che è come dire «buchi nell’acqua ») e con quell’altra ammirabile serie di brontolamenti che sono le Prédiche ai givo. Così, per quanto vissuto a lungo dopo la scomparsa del mondo che egli sentiva suo, il Frusta seppe tuttavia mantenere intatta la propria personalità riguardando con un sorrisetto spesso beffardo, talora divertito, e solo raramente amaro i modi e le maniere della nuova società.