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Garibaldi ha dormito qui. Storia tragicomica dell’unità d’Italia

Garibaldi ha dormito qui. Storia tragicomica dell’unità d’Italia

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Dettagli prodotto :

  • ISBN: 9788804386896
  • EDITORE: Mondadori
  • AUTORE: Riccardo Pazzaglia
  • ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1995
  • COLLANA: Ingrandimenti

1^ edizione aprile 1995.
Pagine 227 - copertina rigida con sovraccoperta.
Libro in buone condizioni.

Riccardo Pazzaglia è «l’inviato speciale nel passato» di un giornale inesistente. Sostenendo che la spedizione dei Mille è la conseguenza di una burrascosa separazione coniugale, il nostro «storico sommerso», come ama definirsi, ci racconta che cosa è successo a Napoli (ma anche a Torino e a Parigi) negli anni precedenti l’unità d’Italia. Scopriamo così che ancora un matrimonio è fatale al Regno delle Due Sicilie: quello fra una principessa bigotta di casa Savoia e Ferdinando II, da cui nasce Francesco, un malinconico principe che in famiglia chiamarono Lasagna.
I letti matrimoniali hanno un’importanza decisiva anche nel processo unitario. Tutti sanno che la Patria ebbe quattro padri, ma si parla poco della madre della Patria: la contessa Virginia Castiglione, che il cugino ruffiano Camillo Benso mandò nel letto di Napoleone III, dopo che anche Vittorio Emanuele se l’era spassata con lei. In seguito, ogni volta che si accennava all’Unità, la contessa si batteva le palme sui seni rigogliosi, sulle cosce e sulle anche opulente, volendo significare che quegli argomenti diplomatici erano stati determinanti per ottenere l’appoggio francese alla causa italiana. Anche Garibaldi, «eroe professionista», dopo le battaglie va a letto con le «camicie rosse da notte», fra le quali, a Napoli, viene arruolata perfino Madame Bovary, insomma Louise Colet.
Passando continuamente da un’armata all’altra, Riccardo Pazzaglia ci racconta gli ultimi giorni del grande regno del sud come un romanzo vissuto da personaggi veri. Il romanzo si chiude fra le torri di Gaeta, fino alla capitolazione della piazzaforte con l’onore delle armi e l’uscita, sulla spiaggia di Sèrapo, dei soldati borbonici sopravvissuti e degli ufficiali appiedati (perché, nei cinque mesi di assedio, sono morti i cavalli). E, dietro a Francesco e Maria Sofia che riprendono il mare, «ecco il cocchiere del re senza carrozza, i ministri senza più popolo, i nobili senza palazzi. Con queste divise, livree, cilindri, sciabole, bastoni, crinoline, cani da caccia, non è una corte che si trasferisce, è il Regno di Napoli che se ne va».

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