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Il patto col serpente. Paralipomeni di «La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica»

Il patto col serpente. Paralipomeni di «La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica»

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Dettagli prodotto :

  • EDITORE: Mondadori
  • AUTORE: Mario Praz
  • ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1973
  • COLLANA: Saggi

Pagine 566 - copertina rigida con sovraccoperta.
Libro in buone condizioni con ammaccatura al piatto all’angolo destro, dedica nella prima pagina dopo la copertina, pagine un pochino scurite.

In questa raccolta organica di saggi l’autore di un libro che ha fatto epoca ed è stato tradotto in varie lingue, «La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica» (prima edizione 1930), è tornato su molte delle figure di artisti nonché delle correnti e dei motivi là studiati, presentando in continuazione di quell’ampio quadro del romanticismo e del decadentismo europei una serie di esplorazioni ravvicinate (in taluni casi quasi microscopiche) che ne costituiscono una indispensabile integrazione. Poiché se in quell’opera che per prima rivelava l’importanza dell’influsso del Marchese di Sade nella letteratura europea l’attenzione si era specialmente concentrata su quanto aveva rapporto con tale corrente, come era necessario per misurarne tutta la portata, qui vengono lumeggiati molti altri aspetti degli artisti e del periodo nel suo insieme, e vengono considerati anche scrittori che pur essendo fuori della morbosa ombra del Divino Marchese, appartengono per sensibilità e concezione dell’arte alla costellazione romantica e decadente. Così i saggi sui Nazareni, i Preraffaeliti, Ruskin, Pater, J.A. Symonds, George Moore, Vernon Lee, Walter de la Mare, Rodin, Proust, lo stile floreale (di cui viene illustrato un curioso riflesso kitsch in un romanzo d’autrice semi-letterata) arricchiscono di sfumature e nuovi punti di vista la conoscenza dell’Ottocento, mentre soprattutto per gl’italiani riuscirà di particolare interesse trovar qui raccolti gli scritti del Praz, disseminati per un lungo periodo di tempo e in vari periodici e anteriori volumi di saggi, su una figura d’artista che negli ultimi anni si è venuta riconsiderando tra noi, quella di Gabriele d’Annunzio. Il titolo del libro, che trova una impressionante illustrazione in un quadro recentemente venuto alla luce di Hans Baldung Grien, raccoglie sotto un denominatore più vasto che non l’influsso del Marchese di Sade questa legione d’artisti, ché in fin dei conti è il libero corso dato all’immaginazione (il serpente tentatore) che è alla radice della gloria dapprima e del finale naufragio della concezione romantica dell’arte, che, per applicare al caso certe parole di Montaigne, dopo aver generato capolavori, sfiancata dai troppi parti «va generando l’un sull’altro mostri fantastici e chimere senza ordine o proposito veruno». 

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