In quelle tenebre - di Gitta Sereny - Edizioni Ferni

• EDITORE: Edizioni Ferni
  
• AUTORE: Gitta Sereny
• ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1980

Pagine 384 con dodici illustrazioni in bianco e nero fuori testo.
Copertina rigida in simil pelle rossa con titoli e fregi color oro al piatto e al dorso (piccola abrasione al piatto nell’angolo in basso a sinistra).
Libro in buone condizioni.

I miei dialoghi con Franz Stangl, comandante di Sobibor e di Treblinka, che furono pubblicati in versione abbreviata nell’ottobre 1971 sul «Daily Telegraph Magazine», in Inghilterra (e in seguito in varie altre riviste di tutto il mondo), rappresentano l’ossatura sulla quale è stato costruito questo libro e, insieme, il suo nocciolo. Ma ne rappresentano, anche, soltanto una piccola parte.
La prima idea di parlare con Stangl mi venne quando, assistendo al suo processo in Germania, nel 1970 (allo stesso modo che, per il mio lavoro di gionalista, avevo assistito ad altri processi a criminali di guerra nazisti), mi resi conto che, qualunque altra cosa potesse essere stato, egli era, a differenza di molti altri che avevo osservato in simili circostanze, una persona di una certa intelligenza.
Stangl fu l’unico comandante di un campo di sterminio che sia stato portato davanti a un tribunale. Per quanto possa sembrare straordinario, vi furono soltanto quattro uomini che svolsero specificamente questa funzione: uno è morto, e due sono riusciti a far perdere le loro tracce.
Le settanta ore di conversazione che ebbi con lui - in tedesco - fornirono un inizio alle risposte che io cercavo. Ma ne occorrevano altre per completare il quadro; non soltanto perché le sue parole - le parole di un uomo profondamente turbato che spesso aveva dato straordinarie, rivelatrici manifestazioni di una personalità divisa - dovevano essere valutate sullo sfondo degli eventi storici e dei ricordi di altri che l’avevano conosciuto, ma anche perché giunsi a concludere nessuna azione umana può essere giudicata in se stessa, isolata dagli elementi esterni che forgiano e influenzano la vita di colui che la compie.
Passai altri diciotto mesi a studiare le registrazioni, e a ricercare in diversi angoli del mondo uomini e donne che in un modo o in un altro avevano avuto rapporti con la storia che Stangl mi aveva raccontato.
Alcuni vi erano stati strettamente coinvolti, come la sua famiglia in Brasile, che continua ad amarlo; alcuni in modo spaventoso, come i membri delle SS ch’erano stati ai suoi ordini, e che ora sono rientrati nella vita normale dopo aver scontato anni di prigione, e come gli alti funzionari nazisti, un tempo suoi superiori amministrativi; altri tragicamente, come i sopravvissuti dei campi che, dopo essere miracolosamente scampati, si sono rifatti una vita in diversi paesi; altri ancora, marginalmente, come osservatori diplomatici, o come innocenti testimoni delle catastrofi nella Polonia occupata dal Tedeschi. E infine v’erano i preti che aiutarono persone come Stangl a fuggire dall’Europa dopa la caduta del Terzo Reich....
Lo scopo primario di questo libro non è quello di dare il resoconto di un orrore, anche se l’orrore è inevitabile, e nemmeno è semplicemente uno sforzo per comprendere un uomo che in modo unico fu implicato nella più grande tragedia del nostro tempo. È una dimostrazione della fatale interdipendenza di tutte le azioni umane, e un’affermazione della responsabilità dell’uomo per i propri atti e le loro conseguenze.