La Provincia di Biella nelle antiche stampe
La Provincia di Biella nelle antiche stampe
Scorte ridotte: ne restano 1
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EDITORE: Giorgio Tacchini Editore
- AUTORE: Pierluigi Portinaro
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1984
Pagine 224 - illustrazioni in bianco e nero ed alcune a colori.
Copertina rigida con sovraccoperta (con qualche lieve segno d’uso).
Libro in più che buone condizioni.
Incerte sono le origini dei primi abitatori del Biellese ed altrettanto problematica la determinazione cronologica della loro comparsa. I primi insediamenti sicuri sono da considerare i villaggi di palafitte, sorti alla fine delle glaciazioni, scoperti sul fondo del lago di Viverone e di quello di Bertignano. In tempi più recenti, molte sono le popolazioni che si alternano in queste zone: dai Liguri ai vari gruppi della nazione Celtica. Genti orgogliose e bellicose, si dedicano in periodo di pace alla lavatura delle sabbie aurifere ed allo sfruttamento del sottosuolo della Bessa. Pochi sono i resti della presenza romana, a causa delle invasioni barbariche che ripetutamente devastano la regione. Nel IV sec. della nostra era, S. Eusebio vi diffonde la religione cristiana e alla fine del VI sec. Teodolinda, Regina dei Longobardi, promuove la costruzione di numerose chiese. In epoca Carolingia, tra l’VIII e il IX sec.. a Biella viene eretto il Battistero, in stile romanico, e allo stesso periodo risale uno dei primi documenti sicuramente storici : il diploma imperiale di Lodovico il Pio e Lotario, il figlio associato al trono, riguardante la donazione della Corte di Biella al conte Bosone. Data in feudo da Federico Barbarossa al vescovo di Vercelli Uguccione in piena età comunale, viene espugnata e saccheggiata dal grande Federico II perché riluttante a parteggiare per i Ghibellini. Assurta alla dignità di Comune solo nel 1225, Biella entra in lotta con il Clero Vercellese, il vescovo Della Torre prima, i due Fieschi poi, e nel XIV sec., nel tentativo di sottrarvisi, si sottomette ai Visconti, ottenendone esenzioni e privilegi. L’ostinazione di Giovanni Fieschi porta la contesa, nel 1378, di fronte al Pontefice, e dalla sua opera di mediazione trae indubbio vantaggio Amedeo VI di Savoia che ottiene la soddisfatta riconoscenza dei Biellesi. Turbato, nel XVI sec., dalle lotte tra Francesco I e Carlo V, il territorio di Biella è soggetto alla pesante dominazione francese, utile però al suo progresso industriale e commerciale, se la città di Lione concede ai mercanti biellesi l’onore della cittadinanza. Nel 1626, tornata sotto il dominio dei Savoia, Biella viene elevata alla dignità di capoluogo di provincia. Conosce in seguito anni tristi, funestati dalla peste, dalla guerra civile, dalle devastazioni portate alternativamente da Francesi e Spagnoli, ma soprattutto da questi ultimi che ne distruggono le mura nel 1707. Il territorio e la città si riprendono demograficamente ed economicamente sotto il governo di Carlo Emanuele II. Durante il periodo napoleonico, Biella è Capo Mandamento nel dipartimento della Sesia e capoluogo di provincia con il ritorno dei Savoia. Nel 1861, alla proclamazione del Regno d’Italia, il territorio biellese è privato della dignità di provincia autonoma e annesso alla provincia di Novara dalla quale passerà in quella di Vercelli senza più ottenere il riconoscimento della sua peculiarità geografica, storica e di tradizioni.
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