La sciabonetta di papà. Ricordi di un asmarino verace raccolti e ordinati da Scipione Lasorte

Dettagli prodotto :

• EDITORE: Edizioni Italnews - Firenze
  
• AUTORE: Ercole Saintpois
• ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2007

Pagine 335 - fotografie in bianco e nero.
Copertina morbida.
Libro in più che buone condizioni (presente dedica dell’Autore nella terza pagina dopo la copertina).

Dal retro copertina:
Nella foto in testa alla presente raccolta di memorie, mia madre appare concentrata sulla creatura che culla tra le braccia. Mio padre guarda lontano, sembra sicuro di sè, certamente sogna. È il mese di luglio dell’anno in cui venni alla luce. Essi sono andati al mare in un’ora di primo mattino. Non avrebbero rischiato di far prendere una insolazione al piccolo che hanno portato con sè: esso ha tre settimane di vita. Mia madre ha con sé una borsetta di tela, che ha posato sulla panca. Sono soli, a parte il fotografo, che è un amico di famiglia. Si sono recati al mare per godere della fresca brezza del mattino e per mostrare il mare al piccolo che di fatto non lo vede (e non dorme). Fuori campo è il sonnacchioso cavallo che li ha condotti in riva al mare. Sebbene impedito dalle stanghe del calesse al quale è tuttora assicurato, l’animale sta brucando l’erbetta rugiadosa che vegeta nel terriccio circostante, É una foto emblematica. Mia madre avrebbe donato al suo uomo altri quattro figli.

Il libro intreccia le vicende di due personaggi Gino Novem, istriano, arruolato nella marina, sorpreso a Massaua dalla seconda guerra mondiale, e Ercole Saintpois (l’alter ego letterario dell’autore) che nella colonia dell’Africa orientale italiana passò alcuni anni dell’infanzia e adolescenza. Infatti il padre dell’autore, Francesco Lasorte, volontario nel reparto Lavori Genio militare, era già in Africa dal 1936 perchè aveva partecipato alla conquista dell’Etiopia e nel 1938 fu raggiunto dalla famiglia.
I ricordi delle due voci narranti si intrecciano e si alternano perché Gino è più di un padre per Ercole. Per certi aspetti il diario diventa quasi un romanzo di formazione che si sovrappone alla storia, vista nel suo farsi quotidianità.
La baionetta per esempio che veniva chiamata dai fanti sciabonetta (come dispregiativo di piccola sciabola) è il cimelio di Gino ricevuto dal padre scomparso. E Gino nella sua bottega di calzolaio, dove si radunavano Ercole e i suoi giovani amici, raccontava del padre volontario per la conquista dell’Etiopia, le proprie avventure di «insabbiato in Africa orientale» prigioniero a forte Baldissera ed elargiva massime di vita e di educazione pratica.
Ercole quindi raccoglie e ordina i ricordi di entrambi usando una lingua italiana arricchita negli anni dall’esperienza di vita.