Le guerre balcaniche 1912 - 1913 - di Lev Trotsky
Le guerre balcaniche 1912 - 1913 - di Lev Trotsky
Esaurito
- ISBN: 9788886176316
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EDITORE: Edizioni Lotta Comunista
- AUTORE: Lev Trotsky
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1999
- COLLANA: Classici
Pagine 544 - con 5 cartine e 15 pagine di illustrazioni e fotografie in bianco e nero.
Copertina rigida con sovraccoperta.
Libro in ottime condizioni.
Inviato nei Balcani nel 1912 dal diffuso quotidiano radical-democratico Kiev- skaja Mysl’, corrispondente di guerra per conto di questo e di altri giornali, Trotsky ebbe modo di conoscere direttamente e di descrivere da par suo scenari, protagonisti e comparse della tragedia che in quel teatro si andava consumando.
Il deflagrare della guerra lo coglie in viaggio da Belgrado a Sofia, e gli risulta difficile convincersi che quanto aveva razionalmente previsto e atteso sia realmente avvenuto.
Il vigore del suo commento non ha bisogno di aggiornamenti: «D’un tratto, la guerra ci rivela che procediamo ancora a quattro zampe e che non siamo tuttora usciti dal grembo dell’era barbarica della nostra storia».
Certo, al lettore attento non sfuggirà che il carattere di posta della martoriata penisola - la questione degli Stretti, degli sbocchi al mare e così via - non ha più oggi la stessa importanza di allora. Quello di campo di prova per i nuovi rapporti multipolari tra le potenze ha preso nettamente il sopravvento, ma molti altri tratti si sono conservati o sono alla radice degli avvenimenti contemporanei. La magistrale descrizione fattane da Trotsky risulta in più di un’occasione illuminante.
Basti pensare al ritratto della borghesia locale «sterile, codarda, inetta e intrisa di sciovinismo fino al midollo», ai banchieri e finanzieri costretti dall’arretratezza a essere «negoziatori politici dei loro stessi interessi affaristici», all’effetto che ha sui soldati serbi l’ingresso nella piana del Kosovo, mille volte cantata e mai conosciuta, all’interminabile galleria di personaggi di ogni nazionalità e di ogni collocazione sociale - dal giornalista inglese al prete romeno, dal tassista russo di Bucarest al proprietario terriero ungherese, dal volontario armeno all’ufficiale turco prigioniero - colti ciascuno nel rapporto materiale con la guerra e nella rappresentazione ideale che ciascuno si dà di questo rapporto.
«Le difficoltà nelle quali si dibattono i popoli balcanici non sono determinate dalla mappa etnografica della penisola o, perlomeno, non lo sono in modo diretto. La causa va ricercata piuttosto nell’attivismo egoistico della diplomazia europea». Forte di questa consapevolezza, Trotsky ci consegna un quadro vivo e ricco di come «etnografia» e «diplomazia» si colleghino nel dramma balcanico, di come si rappresentino nelle percezioni individuali e collettive, di come l’intrecciarsi determinato di retaggi storici e moderni interessi imperialistici possa ricondurre gli uomini che ne sono coinvolti a un livello di barbarie che nessuno credeva più possibile.
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