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Salvate Bormann - di Christopher Creighton - CDE

Salvate Bormann - di Christopher Creighton - CDE

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Dettagli prodotto :

  • EDITORE: Club Degli Editori
  • AUTORE: Christopher Creighton
  • ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1997

Pagine 279 - copertina rigida con sovraccoperta con alcuni lievi segni d’uso.
Libro in buone condizioni.

Martin Bormann, segretario e anima nera di Hitler, morì la notte tra l’1 e il 2 maggio 1945 nella Berlino devastata dalle artiglierie sovietiche, mentre cercava di allontanarsi dal bunker sotto la Cancelleria dove si erano suicidati Hitler, Eva Braun e Goebbels con moglie e figli. Questa almeno è la tesi ufficiale, sostenuta anche da una sentenza del tribunale di Francoforte che nel 1973, sulla scorta delle perizie medico legali, stabilì che era proprio di Bormann il cadavere ritrovato ventotto anni prima a Berlino. Tuttavia, l’uomo che a Norimberga fu considerato il principale dei criminali di guerra latitanti (e condannato a morte in contumacia) venne avvistato più volte nel corso del dopoguerra, in Sud America come in Russia. Dove sta allora la verità? La verità, più sensazionale di qualunque invenzione romanzesca, sta forse nella tomba senza nome di un cimitero di campagna inglese, dove nel 1989 venne sepolto un vecchio di novant’anni, Martin Bormann, che proprio in Inghilterra, dopo un’operazione di plastica facciale, aveva vissuto fin dal 1945.
Questa è la tesi sconvolgente che Christopher Creighton sostiene in questo libro, pubblicato contemporaneamente in tutto il mondo. E Creighton non è solo un testimone oculare: era uno dei responsabili del commando che Winston Churchill inviò in Germania nella primavera del 1945 con lo scopo preciso di entrare in contatto con Bormann, sottrarlo alla tenaglia mortale che l’avanzata russa stringeva intorno a Berlino e condurlo sano e salvo in Inghilterra. Ma perché Churchill avrebbe avuto interesse a salvare Bormann? Perché sapeva che proprio lui possedeva la chiave di accesso alle decine di conti esteri su cui i nazisti avevano accumulato i tesori sottratti con la violenza alle loro vittime. Così Bormann ebbe salva la vita in cambio delle informazioni che
consentirono di restituire ai legittimi proprietari il novantacinque per cento di quei fondi. E questo non fu l’unico risultato dell’Operazione James Bond, come venne battezzata quella missione impossibile nella Berlino in fiamme. Perché a fianco di Creighton c’era Jan Fleming, che proprio da quell’avventura realmente vissuta avrebbe tratto ispirazione per l’invenzione del personaggio più celebre di tutta la letteratura di spionaggio: l’agente segreto 007, James Bond, appunto. Rispetto a un’avventura di James Bond, in questa storia c’è qualcosa di più profondo e più cupo: c’è tutta l’ambiguità (e l’abiezione) dello spionaggio e del doppio gioco, quella zona d’ombra in cui, nel nome di una suprema ragion di Stato, tutto è lecito - mentire, tradire, uccidere a sangue freddo, consegnare compatrioti e commilitoni a morte certa, rischiare la vita per salvare quella di un efferato gerarca nazista. E se la vicenda mozzafiato narrata da Creighton ha lo stesso ritmo e la stessa tensione dei romanzi di Fleming o di Le Carré, il lettore potrà contare su un’emozione in più: il brivido inconfessabile della storia vera e della soluzione dell’ultimo grande mistero della Seconda guerra mondiale. 

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