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Televisione e valori. Un approccio sociologico

Televisione e valori. Un approccio sociologico

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Dettagli prodotto :
  • EDITORE: Fondazione Adriano Olivetti
  • AUTORE: Giovanni Bechelloni E Milly Buonanno (A Cura Di)
  • ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1993
  • COLLANA: Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti

Pagine 229 - copertina morbida con risvolti (con lievi tracce di polvere).
Libro in più che buone condizioni.

Continua con questa analisi dei più significativi testi della stagione televisiva italiana 1990-91, quel lavoro di ricerca e di riflessione sulla televisione che i curatori di questo volume hanno avviato da una decina di anni (Buonanno, 1983. Bechelloni, 1984). Lavoro che ha come scopo quello di pensare la televisione, «la televisione, scrive Dominique Wolon (Wolton, 1990, p. 12), resta largamente un oggetto non pensato». Pensare la televisione come «oggetto» sociale e culturale, analizzando sociologicamente i testi che produce. Tre so no i tipi di testo che possono essere individuati, sia analiticamente, sia, con maggior difficoltà, empiricamente:
a) i testi televisivi in senso proprio, nelle loro empiriche declinazioni di generi e di formati;
b) i testi prodotti dalle audience, nel loro lavoro di lettura e di affabulazione;
c) i testi prodotti dagli altri media e dalla gente, da intellettuali e politici al riguardo della televisione e che, più spesso di quanto non si pensi possono prescindere, in tutto o in parte, dalle concrete configurazioni dei primi due tipi di testi. Sempre più spesso questi tre tipi di testi tendono a miscelarsi tra loro producendo un quarto tipo di testo - una specie di super-testo o meta-testo che enfatizza, nel bene e, più spesso, nel male, il ruolo e la funzione della televisione quest’ultimo tipo di testo può essere assimilato a ciò che è stato denominato «super-media» (Real, 1989).
Pensare la televisione è un’impresa intellettuale più complessa di quanto non si creda. Proprio perché, per poterlo fare, si deve, innanzitutto rompere con una tradizione che ritiene la televisione un oggetto non degno di essere pensato. Tanto che per poterlo pensare spesso si avverte la necessità di ridurlo ad altro (la tecnologia), di assimilarlo ad altri oggetti (la cultura popolare) o di prenderlo in considerazione per una parte delle sue molteplici e controverse funzioni ( l’informazione o la pubblicità).
Il nostro lavoro di ricerca e di analisi della televisione è tutt’altro che concluso. Ciò che abbiamo finora realizzato, in termini di ricerche prevalentemente orientate all’analisi dei testi televisivi veri e propri, e in particolare dei testi di fiction, può, tutt’al più, essere riconosciuto come un primo avvio, come un’esercitazione finalizzata ad affinare lo sguardo, a mettere alla prova strumenti di analisi, a realizzare forme di convergenza con altri studiosi e ricercatori. Non si sottrae, quindi, allo statuto di work in progress, nemmeno questo Quaderno che, ricollegandosi ad altri nostri tentativi (Bechelloni, 1991; Buonanno, 1991), offre un punto di vista fortemente segnato da un orientamento sociologico. Lo offre a un lettore interessato ad approfondire le possibili implicazioni e valenze, culturali e sociologiche, di un discorso sulla televisione attento a cogliere più variegate sfaccettature di quanto accade in genere di osservare nel super-testo televisivo dominante; quello, per intenderci, che ironizza e prende le distanze da «Beautiful» o dalle «Telenovele» e tesse l’elogio della CNN.
A chi ritiene che la televisione sia il deposito del «peggio» e che la televisione sia blankness, «assenza di valori», noi cerchiamo di mostrare uno spessore e un’articolazione dei testi televisivi che potranno, forse, accendere un’attenzione meno superficiale e aprire la mente nella direzione di quell’operazione intellettuale che riteniamo auspicabile: pensare la televisione, il più democratico degli oggetti sociali del nostro tempo.

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