Tradizioni e mangiari dell’antico Biellese - di Gianfranco Bertotto
Tradizioni e mangiari dell’antico Biellese - di Gianfranco Bertotto
Esaurito
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EDITORE: Sandro Maria Rosso Editrice - Biella
- AUTORE: Gianfranco Bertotto
- ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1997
Pagine 122 - illustrazioni in bianco e nero.
Copertina morbida.
Libro in più che buone condizioni.
La classica, antica cucina biellese era una cucina rustica, povera, di poche cose che si confaceva con l’allora carattere schivo e rude dei biellesi, ignorando la pasta, la carne e l’olio d’oliva.
L’indimenticato amico Beppe Testa, a proposito della nostra cucina aveva scritto: una volta, più che cucina povera era un modo di cucinare economico; la massaia sapeva sfruttare tutto nel modo più economico.
Nulla veniva sprecato: la poca carne, così preziosa, veniva conservata salata ed essicata, regalie, cuore, polmoni, fegato, animelle, tutto veniva variamente preparato; le castagne non venivano lasciate marcire nei boschi, ma consumate lessate, essicate, cotte con latte o riso o patate, consumate con la polenta o con il vino; le mele, oggi solo quasi buone a far concime, venivano utilizzate come companatico o per fare una gustosa mostarda; della polenta si usava anche la crosta che rimaneva attaccata al paiolo intingendola nel latte.
Non piatti prelibati, ma nutrienti, i cibi venivano cotti nel fuligginoso camino su braci nel classico paiolo di rame al pareu o in una pentola di bronzo al bruns entrambi appesi ad una catena, o su di un fornello, usando una ventola fatta con penne di tacchino per ravvivare la fiamma, o su una stufetta in pietra ad un solo fuoco e, più tardi, sulla stufa a legna che veniva chiamata putage.
Che contrasto con le odierne cucine che sembrano gabinetti scientifici!
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