Ventiquattro anni. Storia spregiudicata di un uomo fortunato

Dettagli prodotto :

• EDITORE: Rizzoli
  
• AUTORE: Davide Lajolo
• ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1981
• COLLANA: La Scala

1^ edizione novembre 1981.
Pagine 430 - copertina morbida.
Libro in buone condizioni con pagine abbastanza scurite.

Io non sono un uomo di lettere. Ho incontrato Davide Lajolo solo una volta, alla Rai, alla rubrica dei libri. E ho avuto una forte emozione. Mi sentivo imbarazzato come uno scolaro, eppure avevo fiducia nell’uomo che mi stava di fronte; sentivo che era onesto e sincero. Forse per questo mi incuteva soggezione. In seguito ho letto i suoi libri e i suoi articoli e ho capito che c’erano state altre qualità che mi avevano colpito: una profonda umiltà nei riguardi delle cose, del vero, una forza morale che lo rendeva capace di resistere di fronte alle più gravi sciagure. Tutte queste immagini mi si affollano in mente ora leggendo questo suo libro che è un diario e, nello stesso tempo, un libro di storia. La qualità che si impone in modo prepotente è la sincerità. Ventiquattro anni di vita e di storia sono molti e la memoria trasforma il passato. Nelle pagine di Lajolo invece il passato balza con la freschezza dell’inatteso, dell’oggi, qualcosa che ti si impone, devi assaporare, capire. Io credo che il miracolo di questa freschezza sia proprio merito della sua sincerità; della sincerità di allora, della sincerità di oggi.
La storia-diario-biografia di Lajolo non riguarda un settore specifico della vita ma tanti: pubblico e privato, politica e cultura, curiosità e sensazioni, paure, speranze, giudizi, emozioni. Il tono è così fresco e semplice che, a volte, ci fa dimenticare che Lajolo è stato un protagonista della vita politica europea del nostro tempo. Ma questo è il prodotto dell’umanità dell’uomo, della sua qualità di scrittore che ci porta a vivere la storia dal di dentro. E allora la storia ci appare come la vita, impetuosa e imprevedibile, serena e straziante, rivolta verso una meta che continuamente perdiamo e che però continuamente ci riappare.
Francesco Alberoni